Luglio 11, 2025

TRADURRE CANTANDO. LA VOCE GIOCATA SUL RESPIRO, MANTICE 1 LINGUA MADRE

“Lingua madre” ĆØ l’apertura dei “Canti del Salmone”.

Si materializza a tappe, sperimentando stanze vocali (estese), dopo la lettura del romanzo d’esordio di Maddalena Fingerle.

Il sottotesto era evidente: una novella (fulminante) sull’ossessione linguistica, sulle parole sporche e pulite, si prestava a un utilizzo universale del canto, della traduzione suonata (con la voce) di frasi.

Si sceglie la pagina 167, che emerge come una marea altissima, che copre ogni cosa.

“Quelli che non si ammazzano, per non ammazzarsi, fanno l’aperitivo e comprano vestiti e mentre fanno l’aperitivo parlano dei vestiti che hanno comprato e mentre comprano i vestiti parlano dell’aperitivo che faranno.”

Due sezioni, una di 2 voci (ritmiche), l’altra con una terza (principale e solista), entrambe 6/8 di tempo: la prima a 55 BPM, la seconda a 95.

Il testo ci sta dentro, di forza e beffa, e finisce giusto – come un salto nel vuoto – nell’ultima parte.

Che ĆØ improvvisata, dunque prestabilita.

Un take one che conosce bene ogni passaggio.

Incipit basso, greve, di poche note, poi un’alternanza (ritmica) di armonici e diplofonie, con interventi di respirazione circolare.

Un po’ di eco.

Al di lĆ  di ogni equivoco: la voce estesa qui ĆØ uno strumento a fiato che gioca sul respiro.

Un sax, una tromba, un mantice.

C’ĆØ tutto il jazz e la contemporanea che serve all’apparato vocale, fonatorio.

“Lingua madre” ĆØ l’opener che ci voleva: non rappresenta il disco in sĆ©, ma lo introduce.

E’ un avviso (forte) di chiamata.

PER COMPRARE IL CD https://www.enomisossab.com/cd/i-canti-del-salmone/

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