Sulle emissioni otoacustiche…

Sulle emissioni otoacustiche…

“…Un giorno Simone mi fece ascoltare un disco di Maryanne Amacher contenente brani otoacustici, chiedendomi se sapessi riprodurre questo stimolo creato dal suono sulle cellule ciliate.
Per me non fu un problema, avendo avuto già quella esperienza più volte, durante le notti passate a collegare e modulare oscillatori; ma per qualche ragione non avevo mai approfondito la materia, forse perchè ne vedevo i limiti nell’applicazione musicale.
Da lì ho cominciato una ricerca, scoprendo i primi teorici delle emissioni otoacustiche spontanee, Thomas Gold nel 1948, e i successivi sperimentatori: David Kemp, uno dei più importanti, ne dimostrò l’esistenza con i lavori di fine anni settanta e confermò la presenza di prodotti di distorsione, associati alle emissioni otoacustiche.
Lo stimolo alle cellule ciliate avviene mediante varie tecniche, quella che in questo caso ci interessa sfrutta la distorsione; che otteniamo regolando due toni puri su altezze differenti.
L’orecchio umano ne è più sensibile attorno a frequenze da 2 a 3 KHz, se poi questi toni vengono modulati creando piccole variazioni di frequenza, all’interno degli organi uditivi si sviluppano paesaggi sonori pieni di sfumature e a tratti ipnotici.
La distorsione che produce le emissioni otoacustiche è usata soprattutto per scopi medici, ovvero per verificare il corretto funzionamento dell’apparato uditivo; in musica è stata usata dalla Amacher e da artisti multimediali per installazioni.
La tecnologia negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, oggi con il digitale il controllo di ogni piccola parte di suono sta diventando sorprendente e sicuramente si apriranno nuove strade per portare le D.P.O.A.E. (Distortion Product OtoAcoustic Emissions) più vicine all’ascoltatore comune.
D.P.O.A.E. che sono interessanti pure per comprendere l’importanza della posizione d’ascolto, sia stereo che multicanale, ma che hanno come unico limite la premessa di un apparato uditivo in buona salute.
Le emissioni otoacustiche sono meglio fruibili in ambienti non troppo rumorosi, con un volume adeguato ad ottenere una pressione sonora di circa 70 dB SPL, all’incirca il volume di una conversazione tra due persone.
Gli effetti variano anche a seconda del sesso e dell’età: donne e giovani sono più sensibili…”
Fausto Balbo