4 BASTET

“Bastet” si materializzò, tempo fa, all’improvviso ma non casualmente.

Approfondendo il discorso che lega la vocalitĆ  (le vocalitĆ , tutte) a Lacan e alla mente verbale.

All’ascolto di “Die Glocken” capimmo subito che il brano – splendido – conteneva pattern perfetti per il canto: una composizione scritta da Heino Eller nel 1929, con passaggi e armonie che richiamavano l’Europa Orientale e Debussy.

Il tema vocale, nonchĆØ il linguaggio, si rigenerò da sĆ©. Una poesia d’amore in italiano e l’impossibilitĆ  di farla suonare (bene).

Inevitabile (?) rovesciarla e scoprire una lingua che assomigliava a qualcosa di matrice slava (russo o serbo).

Il resto venne di conseguenza: adottando i consigli (..) di alcuni libri, non provammo le liriche sul tappeto musicale; che invece assorbimmo attraverso ascolti ripetuti.

Un centinaio nella settimana che precedette l’esecuzione.

Il risultato, al Mam Recording Studio, fu molto emotivo.

Un Take One sino al (Gran) finale, ripetuto e perfezionato una sola volta.

“Bastet” aveva bisogno di linee di violoncello, semplici ma efficaci.

Laura Lizziweil le aggiunse: delicate.

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