CENTRO DI GRAVITA’ PERMANENTE

CENTRO DI GRAVITA’ PERMANENTE

I Canti del Salmone omaggiano, occhieggiano, “I canti del Capricorno” laddove il progetto (album) cominciò a prendere (e cambiare) forma.
Da lì si è passato ad altro, col metodo fallibile del caos.
Prima di Eddie Harris, fermata logica e per niente facile, c’era la prima sezione di “Stimmung” da cantare.
Veniva bene, giusta, ma finiva per essere un accenno (e basta).
Non ci frega molto delle definizioni assolute, però “Stimmung” è una specie di centro di gravità permanente della vocalità.
Senza chiedere il permesso a Gurdjieff e Battiato: amiamo Beethoven e l’insalata.
La nostra (?) versione è del 1983, la vernice fu del ’68 (parigina), quella di Gregory Rose e della Hyperion.
Karlheinz Stockhausen come campo magnetico e vettore di un’idea totale delle voci.
Che sono sei, cantano 51 sezioni, e giocano coi numeri (al solito, essendo Stockhausen).
Otto introdotte da voci femminili, nove da quelle maschili.
Matematica, Fluxus e aztechi, un brodo cosmico che sarà scopiazzato da tanti.
Gli armonici vocali a guidare ogni movimento, seriale, sull’intonazione pura.
In questo è centro di gravità permanente, mettendo la bandierina (sulla linea tra Occidente e Oriente), anche se uno Scelsi era già lì.
Canto senza vibrato, su un respiro uno, esplorando ogni (piccola) soluzione di timbro e articolazione.
“Stimmung” è un (non) luogo d’osservazione privilegiata, dove passato e futuro si mescolano.
Congiunge Henry Purcell a Gérard Grisey.
Fin dalla parola “stimme” che è voce e “stimmung” che può essere “accordatura” o (e) “sintonia”.

“Non portare nulla nel presente, che non abbia avuto un passato.”
(Stella Adler)