5 EPEPE
“Epepe” di Ferenc Karinthy ci incuriosì perchè leggemmo il babbo, Frigyes, autore (nel 1936) di “Viaggio intorno al mio cranio”: un capolavoro che esplorava la percezione della mente umana.
Così ci avvicinammo al figlio e scoprimmo una novella surreale, costruita sulla nostra ossessione preferita: la lingua.
Budai, il protagonista, si perde in una città sconosciuta e, malgrado sia un eminente linguista, per tutto il racconto non riesce a decifrare una singola parola dell’idioma parlato in quella landa.
Al di là della metafora politica, evidente (era il 1970 e l’Ungheria uno Stato socialista..), colpisce lo smarrimento di Budai.
Incapace di comunicare con chiunque, tranne una ragazza che manovra l’ascensore di un albergo.
“Epepe” è un’allegoria sulla potenza del linguaggio (parlato e scritto).
Quella curiosa stratificazione virale di suoni, incomprensibili a orecchie aliene, alla base dell’essere collettivo e individuale.
Dovremmo ricordarcelo più spesso: il pensiero è un sedimento secolare.
Per abitare un territorio straniero, l’enclave dub ci affascinava.
Ecco allora il campionamento di Scientist, un brano destrutturato e ricostruito, e il cut-up di “Epepe”, ennesima lingua (inventata) a disposizione di “Kykeon”.
Divertente il ragga “scuro” (a un passo dal grunting), notevole la collaborazione con Giacomo Abbà.
Libero di sottolineare le melodie vocali e, sul tappeto di un tratto da “Journey in Satchidananda”, di improvvisare un assolo.