2 ENDLESS SUMMER
“Endless summer” è nata in una sessione agostana, nell’estate 2015, programmata nello studio di Fabrizio Naniz Barale.
Avendo recepito ottime vibrazioni da quel luogo e dal bipede che lo gestisce (chitarrista, tra gli altri, di Fossati e degli Yo Yo Mundi), improvvisammo con metodo.
Tre righe di testo, che scrivemmo su un pezzo di carta in pullman, l’unica premessa.
Un’ora dopo, composto (..) ed eseguito interamente, si chiamava “Endless summer”.
Infilato il jack, un Naniz (perplesso) accennò una melodia chitarristica.
Sul secondo pattern della serie, iniziammo a cantare. Creammo un ponte per il finale.
L’inglese doveva aiutare i fonemi e il non senso delle liriche: la realtà è che vennero fuori parole autobiografiche, pertinenti col vissuto di quei mesi.
Alla terza esecuzione c’era già tutto.
La registrazione della traccia vocale fu spontanea.
Sbagliammo due volte l’entrata del primo ritornello, preso con troppa irruenza; il falsetto fu eseguito a mò di flusso di coscienza.
Col senno di poi, l’epilogo – vocalmente – è un battello che passa da alcuni dei nostri amori.
Soprattutto Milton Nascimento e David Byron.
E’ bellissimo capire che, qualsiasi cosa avessimo performato, in un’altra maniera e in un’altra occasione, non avremmo mai realizzato quella “Endless summer”.
Il momento bastava aspettarlo, col pilota automatico inserito.
Al pari di un ciclista che intuisce la traiettoria di una curva mai vista prima.
Le cose interessanti si realizzano da sé: basta aspettarle.